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Le parole giuste

12-06-2018 17:34 - News
Ho saputo che nel campo estivo che frequenterà mio figlio di sette anni ci sarà anche un bambino down. Come posso prepararlo a giocare con lui? – Giada

La prima cosa da fare è non definirlo un bambino down. "Papà, che vuol dire handicappato?", mi ha chiesto mio figlio pochi giorni dopo il nostro trasloco in Italia. "È un modo antiquato e poco rispettoso di dire bambino con disabilità". "Ma è anche un insulto?", ha continuato. "Certa gente purtroppo lo usa per insultare gli altri, sì, per dirgli che sono poco intelligenti. Ed è un modo profondamente violento di parlare". Questo breve scambio di battute è diventato l´occasione per spiegare a mio figlio l´importanza delle parole che scegliamo quando parliamo degli altri.

Gli ho insegnato che dire "un bambino down" non è corretto, perché bisogna dire "un bambino con la sindrome di down". "Una disabilità non definisce una persona. Non si dice un bambino gamba-rotta, ma un bambino con la gamba rotta, no? E allora non bisogna dire neanche un bambino autistico, ma un bambino con l´autismo". È una semplice parolina in più, che però fa una grande differenza.

Me ne sono reso conto quando anni fa ho sentito una mamma dire che in classe di sua figlia c´era un down. Non un bambino, quindi, ma un essere di natura diversa, identificato dalla sua malattia. A tuo figlio puoi certamente spiegare cos´è la sindrome di down e puoi fargli notare che i bambini, pur essendo in qualche modo tutti diversi l´uno dall´altro, sono comunque tutti bambini. L´importante è cercare di parlargliene con le parole giuste.


Fonte: www.internazionale.it

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